Pope Francis recently wrapped up his 5-day visit to Poland addressing more than one million faithful in a Polish meadow. The pontiff urged the young people not to vegetate with their computers and video games but to set out on new and uncharted paths. He challenged them to become engaged as thinkers and doers and help build a world inspired by solidarity. During his trip, Pope Francis visited the former concentration camp at Auschwitz (30 miles west of Krakow) where he prayed and paid homage to the millions of victims, mostly Jewish, who perished during the Holocaust. He met with survivors, one by one, expressing sorrow. He is the third pope to visit Auschwitz (Pope John Paul II, June 1979, Pope Benedict XVI, May, 2006).
Papa Francesco ha recentemente concluso una visita di 5 giorni in Polonia. Rivolgendosi a più di un milione di fedeli radunatisi nel parco Blonia, il pontefice si è rivolto in modo specifico ai giovani, incitandoli a non isolarsi, a non “vegetare” per ore su un divano, imbambolati, intontiti da computer e videogiochi, ma piuttosto ad essere vivi, a segnare la propria strada per lasciare un’impronta. Francesco li ha sfidati a essere partecipi del nostro presente con idee e azioni per aiutare a costruire una società globale fondata sulla solidarietà. Il Papa ha visitato anche il campo di sterminio di Auschwitz a circa 70 chilometri da Cracovia, varcando l'ingresso da solo con il capo chino e in silenzio in segno di rispetto per le vittime dell’Olocausto. Ad Auschwitz hanno trovato la morte oltre un milione di ebrei europei, rom, prigionieri di guerra sovietici e decine di migliaia di cittadini di altre nazionalità. Una volta entrato, Francesco si è seduto, sempre da solo e sempre in silenzio, su una panchina di fronte alle camerate dove erano reclusi gli internati, dove è rimasto assorto, pregando a tratti con gli occhi chiusi, a mani giunte in grembo. Il Pontefice ha abbracciato e baciato undici sopravvissuti, fermandosi a scambiare alcune parole con ognuno di loro. Francesco è il terzo Pontefice a visitare Auschwitz. La scelta di non pronunciare discorsi lo differenzia dai suoi predecessori, il polacco Giovanni Paolo II e il tedesco Benedetto XVI, che nel giugno del 1979 e nel maggio del 2006 rispettivamente fecero un intervento in occasione delle loro visite.