While Italy experienced a sure sign of an economic recovery last year, a new report states that Italy’s illegal, or black, economy is experiencing an even greater boom. Confcooperative, an organization representing Italian cooperatives, and Censis, a socio-economic research institute, published a study revealing that the number of those working illegally in Italy between 2012 and 2015 skyrocketed by 6.3 percent, as compared to legal employment which fell 2.1 percent. The study says that more than 3.3 million people are thought to work in Italy’s black economy which leaves them vulnerable to dangerous working conditions and low wages. The report also showed a large gap between hourly wages in the regular and irregular working economy. The most affected sectors were domestic work, including cleaners and caregivers and the southern region of Italy sustained higher rates of employment in the black economy than its northern counterpart.
Mentre l’Italia ha mostrato segnali innegabili di una ripresa economica lo scorso anno, dati allarmanti sul prolificare del lavoro in nero o irregolare emergono da un nuovo studio di Confcooperative presentato a Roma. Secondo la Commissione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva e Censis, un istituto di ricerca socioeconomico, il numero dei lavoratori irregolari in Italia tra il 2012 ed ‘15 è crescito del 6,3%, mentre l’occupazione regolare è scesa del 2,1%. Lo studio denuncia che false imprese di tutti settori produttivi offrono lavoro irregolare e sommerso a oltre 3,3 milioni di persone, in tal modo riducendo il costo del lavoro di oltre il 50%, mettendo fuori mercato le imprese che operano nella legalità e imponendo una grave ipoteca sul futuro dei lavoratori lasciandoli privi delle coperture previdenziali, assistenziali e sanitarie. Lo studio sottolinea anche un ampio divario tra il salario medio orario percepito da un lavoratore regolare ed uno irregolare. I settori più colpiti dal nero e dall’evasione tributaria sono quelli del lavoro domestico e servizi correlati, tra cui tintorie e badanti. Nelle regioni meridionali l’occupazione irregolare registra livelli più alti rispetto alle zone settentrionali.