The presence of tumors found in the mummies of a duke, a king and a prince in Naples could suggest that cancer is not as strongly connected to the modern lifestyle factors as has been thought. The research team from Pisa who conducted the study found three cases of malignant tumors in the mummies. Though the team studied only 11 mummies in total, the prevalence of cancer in the sample was 27 percent – close to the 31 percent found in high income countries today. “We can hypothesize that cancer must have been frequent after age 50–60 years, at least in the Renaissance elite classes with specific alimentary and lifestyle habits,” noted the authors of the study. The remains all belonged to members of the Aragonese court, dating back to the 15th and 16th centuries, and were preserved in the Neapolitan Basilica of San Domenico Maggiore. The mummies found to have the tumors were all aged between 55 and 71 and, because they belonged to the upper classes, would have been able to afford more extravagant food than was typical for the population of the time, including fats and sugars.
La presenza di tumori rilevata nelle mummie di un duca, di un re e di un principe della corte aragonese a Napoli risalenti al XV e XVI secolo, sembrerebbe suggerire che il cancro esistesse già nell’antichità confutando quindi ciò che finora si è sempre ipotizzato, ovvero che il tumore sia una malattia del mondo attuale, causata dall’inquinamento o dallo stile di vita moderno. Lo rivela uno studio dell’equipe dell’Università di Pisa, che ha identificato tre casi di neoplasia maligna nei resti dei tre aristocratici rinascimentali. Si scopre così che, se nel piccolo gruppo di 11 mummie, tre soggetti svilupparono un tumore maligno, otteniamo una prevalenza di malattia neoplastica del 27%, un dato assai vicino al 31% riscontrato nei Paesi industrializzati moderni. “Possiamo ipotizzare che nel passato il cancro sia stata una malattia relativamente frequente tra gli individui oltre i 50-60 anni, almeno per le classi elitarie del Rinascimento che vivevano più a lungo e che potevano permettersi abitudini alimentari e stili di vita non distanti dalle nostre”, conclude il coautore dello studio. Le mummie sono conservate nella sacrestia annessa alla chiesa di San Domenico Maggiore a Napoli.