Capracotta, at an altitude of 1,421 meters or 4,662 feet, is one of the highest towns in the Apennines. Located in the Isernia province in the Molise region, its nearby towns include Agnone, San Pietro Avellana, Pietrabondante, and Carovilli. Capracotta’s name, always a curiosity, has links to an intriguing history.
The name Capracotta recalls one of the most important religious rites of the pagan Longobards, ancestors of today's Lombards, namely the worship of the thunder god Thor, a much-loved divinity of Scandinavian peoples. Thor was the strongest god, protector of war assemblies. He is depicted riding a chariot pulled by two goats, his sacred animals. The Longobards worshiped him in a sacrifice in which a goat's throat was slit. Then dancers reveled intoning a sacred hymn around the slain animal. A banquet was thrown in which the sacrificed victim’s cooked meat was eaten. This rite took place whenever the Longobards would set up camp in a territory recently conquered and where they wanted to ritually secure the resources that would enable them, over time, to create a settlement.
The founding of Capracotta dates back to the first years of the Longobards' arrival in Southern Italy, between the end of the sixth and the beginning of the seventh century AD. In 568, King Alboino led the Longobards and other tribes of the Danube Basin in the conquest of Italy. In 571, the war leader Zotto founded a Longobard duchy south of Rome with Benevento as its capital. In the years following, the same leader and his successors, moving northwest along the course of the Calore and Volturno Rivers, enlarged the Duchy of Benevento. They occupied cities, villages and Byzantine military encampments, replacing these with their own forces at strategic points. The heights of Terra Vecchia, Capracotta's historic urban core, would have appeared ideal for posting a small military garrison, one strategically reachable on horseback from the Trigno and Sangro River basins.
The Longobards left numerous traces of their presence and their language in the place names of the Italian territories they conquered. There are multiple places named "Capracotta" in Italy: one in Tuscany, one in Umbria and another, although in the plural form, in Darfo Boano Terme in the province of Brescia. In the first case, the name refers to a wide countryside situated in the green hills of Roccastrada, in the province of Grosseto. In the second, it refers to a vocablo, an Umbrian term for a residential area even smaller than a village; in this case, in the hamlet of Marcella in the town of Marsciano, in Puglia. In the last instance, it's the name for a valley in Val Camonica.
The first appearance of Capracotta in an official document dates from this Longobard period. In 1040, Gualterio Borrello, Lord of Agnone, donated all of Vallesorda and Mount Capraro to the Benedictine monastery of San Pietro Avellana; so the countryside on the north side of the two elevations, right up to Capracotta, which is excluded from the donation, all the way to the spring at Verrino. This legal document contains useful information, namely the existence of a mill at Spogna, a sure indicator of a neighboring population and a border between Capracotta and San Pietro Avellana. Another document, from the same time, makes note of a boundary near Agnone.
In 1061, the Normans eventually arrived in Capracotta under Riccardo Di Aversa. The nobleman came up the Volturno River and invaded the lands of the Borrello Family. Forli del Sannio, Carovilli, Pietrabbondante, and Agnone all had their territories and castles sacked. The Normans remained in Capracotta a few days. Then, retaking the offensive, Di Aversa headed north with the goal of crossing the peaks of the Monte Campo range and pouncing upon Pescopennataro, Rosello, and Borrello, the so-called capital of the Borrello possessions.
Longobard domination of the High Molise ended in 1105. In that year, Ugo I of Moulins, Norman Count of Bojano, defeated the Borrello clan and became the Lord of Pietrabbondante and Trivento, the last remaining independent Longobard territories. The Borrellos maintained their possessions but were forced to powerlessly assist with the break-up of their lands into smaller fiefs.
One era closed and another opened. The Norman reunification of the Mezzogiorno, or Southern Italy, revived the custom of pasturing sheep from the upper Abruzzi onto the meadows of the Tavoliere (in Puglia). In close vicinity to the Trail of the Abruzzi sheep track, Capracotta found itself in the middle of the highly profitable trade that brings wool from the Kingdom of Naples to Florence. In the space of a couple of centuries, Capracotta's population is at 1,000 inhabitants. Most importantly, all the conditions necessary for the town’s great economic, social, cultural, and urban development in the Renaissance reached maturation.
La fondazione longobarda di Capracotta
Capracotta, uno dei più alti dei comuni appenninici, si trova in provincia di Isernia, in Molise, a 1.421 metri o 4,662 piedi sul livello del mare. Intorno a Capracotta si trovano Agnone, San Pietro Avellana, Pietrabbondante, e Carovilli. Il nome di Capracotta, sempre notevole, possiede una storia molto legata a un passato intrigante.
Il termine Capracotta richiama uno dei riti più importanti della religiosità pagana dei Longobardi: quello in onore di Thor, il dio del tuono. Thor era una divinità molto amata dai popoli scandinavi: fortissima, proteggeva l’assemblea del popolo in armi e si spostava su un carro trainato da due capre, suoi animali sacri. I Longobardi lo veneravano attraverso l’immolazione di una capra: l’animale veniva sgozzato, poi si svolgeva una danza vorticosa, seguita dall’intonazione di un canto sacro e da un banchetto rituale nel quale venivano divorate le carni cotte della vittima sacrificale. Era un rito propiziatorio che si svolgeva al momento di piantar tende in un luogo appena conquistato per scongiurare il rischio di esaurimento delle fonti di sostentamento del gruppo tribale che, diventando stanziale, si faceva comunità.
La fondazione di Capracotta risale ai primi anni dell’arrivo dei Longobardi nell’Italia meridionale tra la fine del VI secolo e gli inizi del VII secolo. Nel 568 d.C., il re Alboino guida i Longobardi e altri popoli del bacino del Danubio alla conquista dell’Italia. Nel 571 d.C., il comandante Zottone fonda un ducato longobardo a sud di Roma con capitale a Benevento. Negli anni successivi, Zottone e i suoi successori, spostandosi lungo il corso dei fiumi Calore e Volturno in direzione Nord- Ovest, allargano i confini del Ducato di Benevento occupando città, villaggi e insediamenti militari in mano ai Bizantini e costruendone altri in punti strategici del territorio. Le alture della Terra Vecchia saranno apparse un luogo ideale per l’insediamento di una piccola guarnigione militare per la loro alta posizione strategica a cavallo dei bacini del fiume Trigno e del fiume Sangro.
I longobardi hanno lasciato numerose tracce della loro presenza nella lingua e nella toponomastica delle regioni italiane conquistate. Per quanto riguarda il toponimo “Capracotta”, ce ne sono altre in Italia: una in Toscana, un’altra in Umbria e un’altra ancora, ma al plurale, a Darfo Boario Terme in provincia di Brescia. Nel primo caso si tratta di un’ampia campagna immersa tra le colline verdeggianti del Comune di Roccastrada (Grosseto). Nel secondo, invece, di un piccolissimo centro abitato situato nella frazione di Morcella (Vocabolo Capracotta: il termine “vocabolo” in Umbria indica la più piccola unità insediativa possibile, più piccola di una frazione) nel Comune di Marsciano (Pg). Nel terzo caso, infine, si tratta di una valle in Val Camonica.
Risale al periodo longobardo la prima attestazione del nome in un documento ufficiale. Nel 1040, Gualtiero Borrello, signore di Agnone, dona al monastero benedettino di San Pietro Avellana tutta la montagna di Vallesorda e tutto il Monte Capraro, quindi l’agro compreso nel versante settentrionale dei due rilievi fin sotto Capracotta, che viene esclusa dalla donazione, e fino alle sorgenti del Verrino. Quest’atto legale contiene utili informazioni: l’esistenza di un mulino alla Spogna, indizio certo di vicina popolazione, e di un confine tra il territorio di Capracotta e quello di San Pietro Avellana. Un altro documento, più o meno dello stesso periodo, fa cenno anche a un confine verso Agnone, a conferma di una qualche delimitazione amministrativa dell’agro capracottese in questa direzione.
Infine, nel 1061, a Capracotta arrivano i normanni di Riccardo d’Aversa. Il nobile aveva risalito il fiume Volturno e invaso le terre dei Borrello. Le terre e i castelli di Forli del Sannio, Carovilli, Pietrabbondante e Agnone erano stati saccheggiati. A Capracotta, i normanni rimangono per qualche giorno. Poi, riprendono l’offensiva dirigendosi a nord con l’intenzione di superare le giogaie del Monte Campo e piombare all’improvviso su Pescopennataro, Rosello e Borrello, “capitale” dei possedimenti dell’omonima famiglia.
La dominazione longobarda sull’Alto Molise termina nel 1105. In questa data, Ugo I di Moulins, conte normanno di Bojano, sconfigge i Borrello, diventando signore di Pietrabbondante e di Trivento, le ultime due contee longobarde ancora indipendenti. I Borrello conservano i loro possedimenti ma sono costretti ad assistere impotenti al sub-infeudamento dei loro domini.
Si chiude un’epoca e se ne apre un’altra. La riunificazione politica del Mezzogiorno sotto la corona normanna rilancia la pratica della transumanza invernale delle greggi dalle alture abruzzesi verso i pascoli del Tavoliere. Capracotta viene a trovarsi nelle immediate vicinanze della cosiddetta “via degli Abruzzi”, che dal Regno di Napoli porta la lana nella città di Firenze, inserendosi in questo lucroso commercio. Nel giro di un paio di secoli, Capracotta conta circa un migliaio di abitanti. E, soprattutto, giungono a maturazione tutte quelle condizioni necessarie per il suo grande sviluppo economico, sociale, culturale e urbanistico del Rinascimento.