Many years ago, people left Italy behind and arrived in America in search of fortune. For many it was a departure that did not have a precise return date while for some it was only an adventure and quest to search for opportunity. Familiar colors and sounds were left behind to be replaced with new shapes and new atmospheres. The voices of the people on the streets, the rustle of the warm summer wind while everyone was at table, the pelting water of a fountain in a village: these were sounds and images jealously held in one’s mind and ships were boarded. Sounds and memories that would soon be replaced by others.
At the beginning of the 20th century, the scenes presented by America and Italy were profoundly different. The smashing sound of the water that accompanied the emigrants was that of the ocean splitting on the shoreline of Ellis Island. At the sight of the Statue of Liberty, the incredulous voices of sailors on the bridges of the immense ships replaced the sounds that reverberated in the kitchens of the small towns of Southern Italy. The silence of the sunny streets dotted by low-roofed homes would give way to the energy of a city that enchanted with its modern skyscrapers. Contrasting emotions emerged. The magic of silence or the energy of chaos? The certainty of affections or the possibility of a better life? The pelting down of a small fountain or the sight of an infinite ocean?
Since then, American cities have taken shape while most Italian cities have maintained their character untouched beauty. The immigrants‘ grandchildren and great-grandchildren hold on to the memories of grandparents who spoke a dialect imbued with nostalgia. They preserve those distant sounds and those well-defined images. The still feel the strong contrast that characterizes these two worlds, in many ways opposed and at the same time both really magical. A magic that keeps me anchored to Ferrandina, a small village in the Basilicata region, and at the same time makes me dream in the immense America.
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Colori e suoni di due mondi magici
Tantissimi anni fa si lasciava l’Italia e si arrivava in America in cerca di fortuna. Per molti era un abbandono che non aveva una precisa data di ritorno, per alcuni solo un passaggio, un’avventura. Un lasciare per trovare. Si lasciavano colori e suoni cari per cercare nuove forme e nuove atmosfere.
Il vociare della gente per strada, il fruscio del caldo vento estivo mentre si era tutti a tavola, lo scroscio di una fontana in paese. Erano suoni, immagini che si custodivano gelosamente nella propria mente e si portavano con sé in nave. Suoni e ricordi che presto sarebbero stati sostituiti da altre forme.
All’inizi del ‘900 gli scenari di America e Italia erano profondamente diversi.
Credo che a New York non ci fossero fontane e lo scroscio che accompagnava gli emigranti fosse quello dell’Oceano che si imbatteva forte sulla battigia di Ellis Island. Alla vista della Statua della Libertà, il vociare scomposto, incredulo ed entusiasta dei naviganti sui ponti delle immense navi prendeva il posto delle voci che rimbombavano nelle cucine dei piccoli paesi del Sud Italia. Il silenzio delle assolate strade con le case basse lasciava spazio all’energia di una città che incantava con i suoi moderni grattacieli. Emozioni contrastanti. Credo questo sia stato il prezzo che tutti gli Italiani emigrati hanno dovuto pagare.
La magia del silenzio o l’energia del caos? La certezza degli affetti o la possibilità di una vita migliore? Lo scroscio di una piccola fontana o la vista di un Oceano infinito? Da allora non è cambiato molto. Il tempo è trascorso lento e inesorabile. Le città americane hanno preso forma e le città italiane hanno conservato un sapore di bellezza intatta e incontaminata. Gli italo americani, nipoti o pronipoti di quegli italiani che qualche generazione fa hanno fatto la loro scelta, percepiscono la stessa diversità che i loro antenati hanno assaporato. Dei ricordi dei loro nonni che parlavano un dialetto intriso di nostalgia credo custodiscano quei suoni lontani e quelle immagini ben definite. Credo che loro, come me, sentano fortemente la forza del contrasto che caratterizza questi due mondi, per molti versi opposti e al contempo entrambi davvero magici.
Una magia che mi tiene ancorata a Ferrandina, un piccolo paesino in Basilicata e che al contempo mi fa sognare nell’immensa America.